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Continua il discorso iniziato con The Flat, ma è più arduo da seguire. Svankmajer si dimostra sempre più cinico in questa personalissima e inquietante visione della vita e dell'umanità, non c'è più riso, non c'è più ironia. Qui oggetti senza senso e scopo vivono la loro non esistenza e preparano senza alcun rimorso morale la sepoltura di un uomo, di tutti gli uomini. Da osservare la presenza costante dell'Armadio, un oggetto carissimo al regista, come già si vedeva in The Flat e come si osserverà in Conspirators of Pleasure. Che l'umanità sia caduta, a causa degli orrori della Storia, sembra essere la tesi di Svankmajer.